Non cadere nelle trappole: confronti negativi, eccessivo controllo e aspettative irrealistiche sono controproducenti.
Ostacoli nella performance: ho individuato per te 5 comportamenti che influiscono negativamente sul tuo rendimento sportivo.
#1 Me lo sentivo che sarebbe andata male, e infatti…
Quante volte ho sentito dire questa frase. Beh, sappi che questa è una trappola del nostro pensiero. Il tranello sta nel credere che una nostra sensazione diventi una verità indiscutibile. E se non bastasse questo, cerchiamo prove che lo dimostrino oltre ogni ragionevole dubbio. “Ecco, vedi? Mi si è rotta la stringa della scarpa mentre entravo in campo. Il mio avversario è in una giornata di gloria. Proprio oggi ho dimenticato i miei polsini preferiti. E questo vento contrario.. lo sapevo!”.
Attenzione, perché assecondare un’idea, nel bene ma molto più comunemente nel male, ti porterà a far di tutto per farla diventare realtà.
Se pensi di essere vittima di ostacoli nella performance, meglio fermarsi e usare la razionalità. Ok le sensazioni, ok la pancia, ma ho dei dati oggettivi che mi possano far dire che la competizione andrà male, o è solo paura? Magari data dall’importanza che sto dando dell’evento. E quando questa sensazione è così forte, prova a chiederti cosa faresti di diverso e come agiresti se oggi ti sentissi che andrà bene. E poi fallo.
#2 Il confronto con gli altri.
Tu potresti dire: “ Beh, se competo in uno sport è ovvio che mi sto confrontando con altre persone”. Su questo punto hai perfettamente ragione. Ora prova per un attimo a ripensare alla tua miglior prestazione di sempre, qualsiasi sia il tuo livello. In quel momento, rifletti, eri concentrato sulla prestazione del tuo avversario, o eri totalmente focalizzato sul tuo gesto tecnico, su te stesso? Immagino che se ponessi questa domanda a cento persone, la maggioranza sceglierebbe la seconda opzione. Eppure abbiamo questa innata necessità di confrontarci. Quante volte ti sei confrontato con un tuo compagno di squadra, anche soltanto perché acquisisce prima di te un nuovo gesto tecnico o ha più feeling con nuovi materiali.
Quante volte ti sei confrontato con la carriera che hanno avuto tuo papà, tua mamma o tuo fratello più grande. Per non parlare di quando convocano qualcun altro al tuo posto. Confrontarsi è un’esigenza.
Il punto è che se ti confronti con chi è più bravo di te, con chi ha raggiunto il risultato a cui tu ambisci, molto spesso proverai invidia e starai male. Gli ostacoli nella performance causano un’involuzione. Fai in modo che l’avversario diventi ispirazione piuttosto che freno, osservalo e prendilo a modello, piuttosto che limitarti ad un semplice confronto. Confrontati con te stesso, su quali competenze hai sviluppato, su che cosa, oggi, sei riuscito a migliorare e a incrementare rispetto quanto hai fatto ieri.
#3 Pensa positivo. Oggi vincerò. Oggi sarò perfetto, non commetterò errori, sarò il migliore.
Ma fermati un attimo: questa è una trappola vecchia quanto il mondo! Attenzione: pensiero positivo e self talk funzionale sono due cose opposte. So che oggi alcuni studi autorevoli hanno provato ad accertare che il pensiero positivo influenzi la felicità e il benessere. Eppure sono molto più numerose le dimostrazioni secondo le quali il crollo delle illusioni e delle aspettative verso un risultato sportivo, suscita delusioni cocenti. Anche a me piacerebbe influenzare una gara o una partita grazie al pensiero ottimistico, ma se in seguito non genero un’azione concreta per farlo accadere rimane pura illusione.
Evita di usare il pensiero positivo di fronte a emozioni come paura, rabbia o dolore, perché verrebbero esasperate anziché ridotte.
Sei triste per una sconfitta, pensi positivo, ti deprimi ancora di più. Ti è mai successo? Se proprio vuoi usare il pensiero positivo, fallo quando affronti una sconfitta in un contesto che ti ha dato in precedenza successi. Un tale comportamento contribuirà ad accrescere la fiducia in te stesso, nelle tue capacità e nelle tue risorse. Perché attingerà a emozioni che hai già vissuto, e alimenterà il desiderio di viverle di nuovo.
#4 Insistere, principalmente con un comportamento controproducente.
Immagina un asino che continua a sbattere la testa contro un albero. Lo fa con la convinzione di riuscire a spostarlo. Ha qualche speranza? Nessuna. L’albero resterà lì dove si trova. Insistere a prescindere, anche quando non ci sono risultati. Questa trappola mentale è legata all’azione. Molti atleti restano intrappolati in questo meccanismo, senza rendersene conto. È l’atteggiamento del perfezionista. Lo sportivo che se non svolge tutto perfettamente, non sarà contento. E anche se questo comportamento lo porta regolarmente a perdere (e a non reagire all’errore in modo funzionale), continuerà nella ricerca della perfezione con l’idea che prima o poi avrà esito positivo. Gli ostacoli nella performance hanno bloccato la sua crescita.
Analizzare se stessi è impegnativo, soprattutto se non siamo abituati a farlo.
Puoi riuscire a guardare te stesso mentre ti guardi allo specchio? Vedrai sempre e solo un riflesso. Per vederti dall’esterno dovrai fare ricorso a strumenti terzi. Una videocamera, per esempio. E avrai sempre e comunque soltanto una visione parziale, esterna. Per vedere dentro di te, per conoscerti davvero, dovresti avere uno specchio mentale. Ahimè, non esiste! Se non vuoi affidarti ad un mental coach che può aiutarti in questo, osserva le tue azioni. Concentrati in particolare su quelle che svolgi più frequentemente e valuta l’esito di quel particolare comportamento. Se arrivi a comprendere che ciò che fai non produce risultati positivi, smetti di farlo e sostituiscilo con un’azione più efficace.
#5 Mania del controllo.
I grandi atleti che vediamo in televisione, nella loro evoluzione fisica e mentale, hanno creato il mito del controllo su ogni cosa. È indubbio che l’orientamento al controllo di sé possa portare a risultati positivi. È giusto coltivarlo e svilupparlo. Da approccio positivo a trappola mentale il passo è breve, se questa attitudine positiva smette di essere di supporto e contribuisce a generare ansia e pensieri negativi. Se ho paura della gara, sudo. Ho i muscoli rigidi, sento le farfalle nello stomaco. Cerco di mantenere il controllo di questa reazione fisica. Lo sforzo di inibirla produce l’effetto di peggiorarla.
Il tentativo di controllo forzato conduce alla perdita di controllo.
Prima di voler aver dominio su qualcosa, valuta effettivamente se è possibile averlo, o se è controproducente anche solo tentare di raggiungerlo. Esasperare volontariamente la sensazione che ci porta a pensare disperdere il controllo genera un effetto paradosso. Esasperare la paura, per esempio, azzera la paura: perché sarai tu a crearla, e non più a subirla.