Marco Battaglino, Battitore di Pallapugno in Serie A, è da poco approdato alla Acqua San Bernardo Subalcuneo dal Canale. Abbiamo affrontato un percorso di Sport Mental Coaching insieme. Ecco il racconto della sua esperienza.
Sono Marco Battaglino, giocatore di Pallapugno in Serie A. Gioco nel ruolo di Battitore per l’Acqua San Bernardo Subalcuneo. Ho affrontato un percorso di Sport Mental Coaching con Nicola nei mesi scorsi.
Il percorso è iniziato dopo una serie di difficoltà che ho avuto a inizio stagione. Avevo sperimentato problemi da un po’ di tempo. Una fase di vuoto tra l’inizio della battuta e il colpo, per esempio. Avevo pensieri negativi che mi portavano a commettere errori grossolani. Dopo una sconfitta avrei voluto cancellare la partita appena giocata, come non fosse mai esistita, come se non fossi mai sceso in campo.
Ho incontrato Nicola all’inizio della fase di ritorno della Regular Season.
All’andata avevo fatto buone prestazioni, alternate a prove davvero pessime. Avevo una buona posizione in classifica… nella media, diciamo. Le partite le approcciavo bene, o almeno credevo di farlo. Se accadeva qualcosa in campo, un diverbio o un piccolo episodio di gioco sfavorevole, allora perdevo completamente lucidità. Non ero più in campo. Non riuscivo a impostare il gioco, a dare un filo logico alle mie azioni.
Mettere a fuoco gli obiettivi
Qualcuno mi diceva: Non sentire così tanto la partita, oppure Questa partita l’avrai già giocata nella tua testa tre volte. Era un modo per aiutarmi, ma in realtà questi approcci non facevano che alimentare la mia confusione. Come si fa a “non sentire così tanto la partita”? O a riportare sul campo quello che hai già vissuto in testa, prima?
Quello che ho capito è che è impossibile non pensare a quel momento, a quando scenderai in campo. Bisogna arrivarci preparati, a livello fisico e mentale.
Il percorso di Sport Mental Coaching mi ha aiutato a mettere a fuoco gli obiettivi. Tante volte mi era successo di impegnarmi al massimo, di sforzarmi di dare il meglio di me stesso, di provare a migliorare partita dopo partita, ma senza fissare parametri di misura. Nicola mi ha insegnato proprio questo. Bisogna darsi parametri di misura, per capire dove si può migliorare, dove rafforzare semplicemente i valori di forza per raggiungere un livello di prestazione costante.
Dopo quanto tempo si hanno i primi benefici di un percorso di Sport Mental Coaching?
È bastato il primo incontro per far scattare qualcosa nella mia testa. Ho fin da subito visto in maniera netta i miglioramenti. Il primo passo è stato imparare a fermarmi, analizzare e solo dopo reagire. Tante volte venivo trasportato dalle emozioni, e le mie reazioni erano di pancia, d’impulso. Non ero semplicemente consapevole di come affrontare certi stimoli, certe prove. Ora il mio approccio è diverso, ora riesco a mettere tutto in pausa e ritagliarmi lo spazio per leggere la situazione prima di reagire.
Posso tranquillamente dire che secondo me ogni atleta che vuole puntare in alto dovrebbe appoggiarsi a uno Sport Mental Coach e affrontare un percorso come quello che ho fatto io. Farebbe bene a uno sportivo che si trova in una fase in cui qualcosa non funziona, ma anche a uno che si ritrova a vivere un periodo di grande forma. Ho imparato ad analizzare aspetti di me che davo per scontati, o che non sapevo nemmeno esistessero.
Lavorando sull’aspetto mentale, i risultati che si ottengono sono enormi.
All’inizio, quando vedevo che le cose non andavano bene come avrei voluto, non avrei saputo dire se avessi bisogno di aiuto o meno. Oggi so che ne avevo bisogno.
L’aspetto mentale è fondamentale per poter giocare ad alti livelli, soprattutto nei momenti in cui contano i dettagli, le singole azioni. Se potessi tornare indietro, rifarei 1.000 volte la scelta di affidarmi a Nicola. Mi ha aiutato moltissimo, e non soltanto a livello sportivo. Anche nella vita di tutti i giorni, in famiglia o nel lavoro.
Fermarsi. Analizzare. Reagire.
Oggi mi capita di osservare i miei genitori, magari in un momento di tensione, durante un litigio. Agire d’impulso può essere dannoso. Ho imparato a fermarmi un attimo prima, a razionalizzare, ad analizzare, ad agire solo dopo aver preso fiato e rimesso ordine nei miei pensieri. Una volta avrei dato libero sfogo alla pancia, senza pensare alle conseguenze.
Quello che mi ha lasciato il percorso è questo: in ogni circostanza essere padroni di sé migliora sensibilmente l’esito di una situazione.
Potrei insegnarlo ai miei! Scherzi a parte, vedere cose che prima non vedevo significa acquisire uno strumento determinante per raggiungere gli obiettivi che mi pongo. La prestazione ne beneficia, sento di essere cresciuto come persona. Se posso dare un consiglio a un atleta che sia indeciso sull’intraprendere un percorso di Sport Mental Coaching, il mio consiglio: è fallo, buttati, mettiti alla prova. Sarai stupito dai risultati che si possono ottenere.